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La Coccinella cooperativa - Alessandra Rinaldi

Aggiornamento: 9 set 2020

Tutti vogliamo essere felici.


Essere felici ci rende più aperti, resilienti, creativi e quindi produttivi. Per questo la felicità dei collaboratori è una priorità per le aziende più attente alla qualità della loro presenza sul mercato.

Le ricerche dimostrato che i lavoratori felici hanno una marcia in più.


Un #HappyLeader è colui che viene riconosciuto come tale dalle persone del suo team (e non solo) per la sua capacità di essere autenticamente interessato alla crescita aziendale attraverso la cura e l'attenzione allo sviluppo delle persone che coordina.

E' un leader in grado di mettersi al servizio e non solo di dare "ordini".

E' un leader che crea un clima di autentica fiducia.


Oggi intervistiamo Alessandra Rinaldi, presidentessa della Cooperativa La Coccinella.


Sarà una delle testimonianze aziendali che potrete ascoltare il 22 Settembre 2020 nel Webinar Formativo La Felicità inizia dalla Leadership: diventare un Happy Leader, uno dei workshop all'interno della Settimana Internazionale Happiness at Work 2020, dal 21 al 25 settembre.


Puoi iscriverti su Eventbrite:



Come Presidente della Cooperativa ha partecipato ad un percorso sulla leadership positiva al femminile. Quali sono stati i fattori che più l’hanno colpita e che vorrebbe portare nella sua azienda?


 Devo fare una premessa importante ed è che io rappresento il mondo della cooperazione e la cooperazione è un mondo un pò diverso da quelle delle imprese perché i soci sono tutti pari ed amministratori allo stesso modo della società cooperativa.

Questo non significa che però siano tutti amici, ci sono punti di vista diversi anche se si sceglie di sposare una mission e una vision condivisa. Inoltre, la cooperativa, nella maggior parte dei casi, è una piccola impresa e vive di scarsità di risorse, questo fa si che si lavori molto spesso con più ruoli sulle spalle e un sovraccarico di lavoro. Bisogna tenere in considerazione che c’è anche il doppio ruolo di socio e lavoratore a cui far fronte, sembra facile ma è una dualità che spesso fa fatica a fluire con facilità.


Fatta questa premessa di contesto aggiungo, riguardo al mio percorso alla leadership a cui ho partecipato, che nel mio ruolo di rappresentanza sono anche coordinatrice della commissione “donne dirigenti cooperative” di Confcooperative Lazio e qui abbiamo scelto di intraprendere un percorso sulla leadership, femminile nello specifico, perché riteniamo che la valorizzazione delle competenze di genere sia oggi una questione di efficienza ed efficacia collettiva e non solo di giustizia e parità.


Abbiamo poi scelto di puntare ad un percorso di leadership positiva e di parlare appunto di Happiness at work perché crediamo che la felicità al lavoro sia quel valore aggiunto per stare bene, lavorare bene e raggiungere i risultati di maggior successo.

Entrando nel concreto della domanda, sono state tante le cose che mi hanno colpita ma ne cito due su tutte.


La prima è che è facile individuare in cosa possiamo migliorare ma molto meno che cosa siamo capaci di fare, vale in generale ma vale tanto più nel mondo della cooperazione perché siamo abituati a stare molto nel “fare” e siamo poco capaci di creare una narrazione positiva di ciò che facciamo.

La seconda cosa è che il talento è dato per scontato. Quando ci troviamo davanti a qualcuno come un collega bravo a fare una cosa, stando spesso nel “fare” e nell’emergenza, diamo per scontate le capacità quando invece i talenti di ciascuno sono elementi differenzianti e sono quel valore aggiunto che caratterizzano la persona e l’organizzazione a cui, se viene data voce, ne corrisponde un risultato positivo.


Avete lavorato sui Valori e sui Bisogni: alla luce della sua esperienza, quanto ritiene importante scendere dalle “parole chiave” (es. rispetto) alla declinazione dei singoli comportamenti ed alla condivisione con tutti i collaboratori?


Questo è stato un altro passaggio illuminante all’interno di questo percorso, effettivamente ci siamo resi conto di quanto, oltre a dare per scontati i talenti, diamo per scontati anche valori e bisogni.


Una cooperativa nasce sotto il cappello di una vision e una mission condivisa, fa pensare quindi di essere tutti allineati rispetto a questo ma non è così, abbiamo imparato quanto, dietro ciascuna parola, ognuno di noi ci metta quella visione personale data dalla propria esperienza e quanto quindi essere d’accordo sulla stessa parola ci mette in una posizione di disaccordo quando quella parola deve essere declinata.

Compreso questo, ritengo che sia fondamentale che questa consapevolezza sia condivisa con gli altri collaboratori e soci e abbiamo ora la volontà di creare un percorso che ci permetta di ascoltarci e comprenderci di più per trovare il punto di equilibrio della nostra cooperativa.


Per una cooperativa la centralità del socio e del collaboratore è un fattore di particolare rilievo. Quanto questo valore è stato un fattore critico di successo nel superare il periodo sfidante del lockdown dove la vostra cooperativa è stata chiamata a sostenere un sostanziale aumento dei servizi di supporto alla comunità?


 Questa pandemia ci ha messo a dura prova, siamo gestori di strutture residenziali di accoglienza per minori e neomaggiorenni e questo ha fatto sì che noi e tutte le strutture come la nostra siano ritenute potenziali focolai. Questa situazione ci ha chiamato a dover attuare una serie di misure e prevenzioni enormi e impattanti sulla vita anche personale di ciascuno di noi.


In tutto questo periodo e soprattutto quello del lockdown ho fatto e faccio ancora un plauso ai miei soci perché non era facile e scontato andare oltre il dovere contrattuale e mettere al centro il valore della salute e il rispetto dell’altro.


Questo si è realizzato perché c’è questo valore aggiunto che non è solo umano ma che è insito nella consapevolezza di essere socio di una realtà del genere.

Quanto essere una cooperativa sociale che ha un impatto diretto sul benessere della collettività, fa sentire significativo ai vostri collaboratori il proprio lavoro e li rende orgogliosi nonostante le difficoltà? Quali sono le azioni principali che realizzate per motivarli?


Da un lato ci rendiamo conto del valore sociale che la nostra cooperativa ha per il nostro territorio tramite dimostrazioni di fiducia e affetto che non sono mancate anche durate in lockdown e allo stesso tempo è come se la cooperativa fosse un ente sopra di noi per cui è difficile far scendere questo senso di impatto diretto e di valore all’interno delle persone.


Si ha l’orgoglio dei risultati raggiunti, lo si condivide ma con un pò di difficoltà ci si sente protagonisti di questo orgoglio.

Abbiamo avviato questo percorso e una tappa è stata quella di puntare su spazi di ascolto profondo e quindi far sì che ciascuno avesse la propria opportunità di poter esprimere sé stesso e le proprie opinioni.


Abbiamo intenzione di fare un percorso significativo di empowerment delle persone ma anche di consapevolezza del ruolo di socio e di appropriarsi del proprio valore ma anche del valore del proprio ruolo.





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